About me

About me:
Nata a Milano nel 1988 e laureata in comunicazione pubblicitaria.
Precedente: Account Executive presso una agenzia di comunicazione.
Attualmente: in cerca di.
Passioni: arte, moda e shopping online, viaggi, Social Media e cucina.
Sognatrice incallita.

9 settembre 2013

Sfogo di una laureata frustrata

Dice che è un periodo, che la crisi passerà, che prima o poi "qualcosa si muove", "la situazione si sblocca"...
Dice che ci sono tanti giovani laureati con brillanti carriere universitarie, master coi controcazzi pagati con altrettanti controcazzi, beh prima o poi arriverà la loro occasione.

Essere nel posto giusto al momento giusto.

Dice che "piuttosto che niente, meglio piuttosto", che bisogna inventarsi qualcosa, guardare chi sta messo peggio, portare pazienza, stringere i denti, le chiappe. Pregare qualche santo magari...

Prendi 3 anni di studio, tanti soldi spesi in tasse universitarie, libri fotocopiati e non (perchè quello lì lo ha scritto il prof e se non vede che lo hai comprato all'esame ti boccia). Prendi sessioni di esami estenuanti, dove ti riduci manco fossi il mostro di qualche film horror di terza categoria.
Prendi poi che dopo tanta fatica, mail minatorie alla tua relatrice affinchè ti corregga le ultime due pagine di tesi, le liti per le bomboniere con tua madre che ci tiene tanto, la festa e i cori sentiti fino alla nausea che però hai tanto desiderato ti dedicassero, ce la fai.
Sei laureata. Sei DOTTORESSA.
E per qualche giorno ti crogioli in questo inutile titolo pensando che ora comincerà una nuova ed entusiasmante avventura. Che finalmente i tuoi sforzi saranno ripagati come si deve. Che ti si prospetta davanti una bella carriera. Uno stipendio. Anche mille euro vanno bene dai. Certo prima dovrai fare la gavetta, ma poi sai che soddisfazione?

Poi cominci compulsivamente a mandare curricula, fare colloqui, a esaurire i tuoi outfit seriosi. Inizi a essere stufa di spendere tempo (e soldi per i biglietti del tram o per la benzina) per andare a sentire una marea di chiacchere inconcludenti da Responsabili Risorse Umane che ti fanno il terzo grado per poi annunciare candidamente che no, non è previsto nessun rimborso spese e no, non c'è possibilità di inserimento in azienda alla fine dello stage.
E cominci a capire.

Dopo un anno così, trovi un posto. E anche se ti pagano poco te lo fai andar bene perchè tanto non hai molta scelta e devi fare esperienza, perchè l'esperienza è tutto e dopo "te la puoi rivendere". Ti sbattono su una scrivania a farti aggiornare database e a rispondere al telefono, praticamente a fare la receptionist. Dopo qualche tempo fai "il salto di qualità" e inizi a fare anche altro, ma sempre senza un contratto ovviamente.
L'entusiasmo iniziale e la fase "ma quante cose sto imparando" svanisce presto, quando ti rendi conto che non hai alcuna possibilità di crescita, che il tuo capo non ha nessunissima intenzione di investire su di te, di metterti in regola. Ti vuole solo spremere finchè riesce e finchè qualche misera scappatoia legale glielo permette. Ti sfiora l'idea di andare a fare la commessa da Zara che "almeno guadagno di più" ma poi quando ti rendi conto dei turni estenuanti che quelle povere ragazze sono costrette a fare, chiuse 24 ore su 24 dentro un centro commerciale, senza sabati o domeniche... ti passa la voglia. Ma soprattutto pensi: "ma io, perchè cazzo devo andare a piegare vestiti dopo aver sudato per quel beneamato diploma di laurea?". Perchè?

Perchè ci succhiano via la linfa vitale, i sogni, le aspirazioni, le speranze.
Perchè finchè non ci sarà una qualche legge che impedisce alle aziende di sfruttare i laureati o i lavoratori in generale, non cambierà nulla. Continueremo a firmare ritenute d'acconto su ritenute d'acconto, a mandare cv nella speranza di trovare sempre qualcosa di meglio. Perchè, diciamocelo, la laurea non serve a un beneamato cazzo se non a rifornire le aziende di carne giovane da consumare e poi buttare via per trovarne di altra, ancora più fresca.

Io non sono neanche una stagista. Magari fossi una stagista.
Sono una "collaboratrice occasionale" che però lavora comunque 8 ore.
Che se lo dici in giro "collaboratrice occasionale" ti guardano anche male e pensano che sei una specie di puttana.

Dice che non dobbiamo perdere la speranza, tenere duro.
Dice che ora sono uscite delle nuove leggi, che qualcuno sta lavorando per noi, per non farci sfruttare dalle aziende, per incentivarle ad assumerci.
Diciamo che ci siamo anche un pò rotti il cazzo.
Diciamo che ci sono Direttori Creativi ai quali dobbiamo spiegare cos'è un "hashtag".
Diciamo che dovreste andare VOI all'estero, e NOI rimanere qui a fare un pò di refresh al Paese che, grazie alle vostre carcasse, sta diventando sempre più marcio.

Scusate lo sfogo ma ci voleva.
E.

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